(Roberta Pagani, Maria Concetta De Giacomo)
Avete mai dovuto sopportare critiche e giudizi non richiesti, in nome di una proclamata sincerità che esordisce con frasi del tipo: "Scusami eh, ma dico sempre quello che penso!"?
Certo, questa sincerità può essere positivo sotto tanti punti di vista, ma spesso, quando ci vengono rivolte queste frasi, finiamo col sentirci accusati e sbagliati. Perchè? In fondo lo stanno facendo per il nostro bene... Possiamo quindi sempre interpretare la sincerità come benevolenza oppure, in realtà. la schiettezza senza esclusione di colpi potrebbe essere inquadrata come un tentativo di svalutazione? Dipende sempre dall'intenzione ovviamente. Inoltre si vorrebbe lasciare intendere che la critica sia sempre costruttiva, mentre spesso non è così e a volte è difficile distinguere una critica costruttiva da una distruttiva. La sensazione che proviamo ci conferma che qualcosa non quadra. Secondo una certa teoria questo accade perchè il nostro interlocutore sta deliberatamente violando alcune regole fondamentali della buona comunicazione.
Grice classificò i quattro pilastri della comunicazione: quantità, qualità, modo e relazione, secondo cui la comunicazione per essere efficace deve essere pertinente, veritiera, di giusta durata, non ambigua. Questo deporrebbe a favore dei nostri amici "sinceri", ma a fianco di questi pilastri, se davvero il fine della comunicazione è il nostro bene, non si possono dimenticare il rispetto della sensibilità dell’altro e la logica della cortesia, teorizzata da Leech, che prevede le seguenti massime: "tact maxime, generosity maxim, modesty maxim, approbation maxim, agreement maxim, sympathy maxim". Queste massime, che prevedono quindi uno stile empatico e improntato a valorizzare l'altro e la sua sensibilità, si incastrano con i quattro pilastri di Grice dando una connotazione di carattere sociale e civile che permette all'interlocutore di non sentire la sua libertà di azione lesa. Infatti, come teorizza Goffman, ogni individuo in relazione possiede una positive face, per cui vuole ricevere l'approvazione dell'interlocutore, e una negative face, che è il desiderio di non essere sopraffatto dall'interlocutore. Se non si osservano le massime di Leech in una conversazione, in nome della sincerità nuda e cruda, si finisce con lo stimolare, anche se inconsciamente, la negative face, quindi le difese dell'individuo che possono inesorabilmente bloccare il principio di cooperazione di Grice secondo cui una buona comunicazione si basa sulla cooperazione tra mittente e ricevente di un messaggio. La violazione di tale principio potrebbe portare a sentimenti di inadeguatezza che a cascata andrebbero a minare tutti gli altri pilastri, rendendo la conversazione assolutamente inutile e addirittura nociva.
Potremmo dunque concludere, dopo questa breve analisi, che la sincerità viene apprezzata fintanto che rispetta la logica della cortesia, senza la quale assume caratteri disfunzionali e nocivi per la comunicazione. A dire il vero, il gioco sottile dell’ironia è perfettamente in grado di valicare anche il confine della gentilezza, sferrandoci attacchi di fioretto ben calibrati e mascherati, per la cui interpretazione è necessaria una buona dose di intuito. La regola aurea è relativa al fatto che la comunicazione umana è estremamente complessa: diffidate dalle iper semplificazioni.
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